Alessandro Barbato - inediti


Immagine

Voli di rondine (il cerchio magico)

Vivremmo certo bene come rondini,
tra le piume calde e i soffici
orizzonti, nei tepori
del ritorno a casa ovunque
un po’ di Sole ci incoraggi
a fare un giro. Toccando terra
appena il necessario, ché le zampe
troppo brevi danno voglia
di volare e dopo un nido
per le nostre uova d’oro
come i sogni dei bambini.
Ma in queste mani è capitato
di cadere, di svegliarsi. Nelle carni
strette e dure che talvolta
stanno sole come lontre; oppure
in mezzo a pigre mandrie,
tra le mangiatoie, appese a qualche
gancio in un macello. Volano
insieme invece le rondini,
sempre nei canti di primavera.
Sanno trovare la strada nei venti
e anche il momento per perdersi in cerchio
soltanto a sentire la voce tua
d’ali, di miele, d’ortica, di sale.

Schizzi di luce

Slittano sul fondo sdrucciolevole
dei nervi, dei sospiri che ci svegliano
soltanto quando è tardi, i desideri
piccoli che aveva un tempo il mondo:
maglie più pesanti con il freddo,
vedere il mare almeno un giorno l’anno,
le mani che bastavano per strade
che sbucano tra i campi, per case
nuove da tirare su a cambiali
fatte al Sole di calce e di mattoni;
per darti una carezza per la sera,
quando pare anche la Luna un sogno
breve arrampicato in mezzo al cielo
e non importa se ci sono ancora
stelle tra i nostri buchi neri, restano
schizzi di luce attorno ai pensieri.


Foglie di magnolia

La stessa consistenza delle foglie
della pianta di magnolia qui di fronte,
per raccogliere anche l’ultimo
spiraglio d’ogni sole; che si fanno
attraversare - quasi come niente
fosse - dalle piogge, il gelo, i venti,
da pattuglie di formiche e qualche
afide invadente senza battere
mai ciglio; che dimenticano il tempo
e non ne chiedono mai in cambio, se
persino quando cadono volteggiano
nell’aria e se ne restano sicure
a consumarsi nella terra, oppure
in cumuletti sparsi nel giardino
da bruciare, per inebriare
i fuochi e di un profumo l’universo
che ci scivola vicino.


In coda (La vita di ogni regola)

Sto bene con gli estranei,
perché non sanno il gioco e quanto è dura
la vita di ogni regola.
Con chi, se un po’ curioso, potrà sempre
immaginarmi un po’
più buono, in chissà quale suo collage
di vuoti e proiezioni.
E poi con te, quando compari come
un lampo tra le nuvole
più spesse a fare chiari anche i minuscoli
dettagli sparsi in coda
a ogni mio sbaglio, in tutti i tuoi sbadigli.
Con quelli che si allenano
a sbocciare, persino a tramontare
senza intoppi; coi gatti
che vedono anche al buio quando serve.


Foto dell'autore

Alessandro Barbato è nato a Roma nel 1975. Specializzatosi in Antropologia sociale presso l’EHESS di Parigi, si è dedicato allo studio dei rapporti tra nuove scienze umane e letteratura, pubblicando diversi saggi. Collabora con il blog dedicato a Pierpaolo Pasolini, «Le pagine corsare». È stato membro del comitato di redazione della rivista di settore «Civiltà e religioni». Appassionato di poesia contemporanea, ha pubblicato liriche su rivista, blog letterari e nel 2019 la silloge Il fiore dell’attesa, confluita nel 2020 nella raccolta Solamente quando è inverno. Nel 2022 ha visto la raccolta poetica La mimica dei mondi (qualche poesia fuoritempo), edita da Controluna. Nel 2024 è uscita la sua ultima silloge poetica, Piccola mappa per giorni comuni. Attualmente insegna materie letterarie presso le Scuole Ebraiche di Roma.