Per incerti versi

rubrica di Roberto Pelo

Preludi di T.S. Eliot

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I Preludi, che appartengono alla prima raccolta poetica di Eliot, Prufrok and other observations del 1917, riassumono in poco più di cinquanta versi l’innovazione formale e di contenuto che Eliot porterà avanti fino al 1927, passando per Poems del 1920, The Waste Land (1922) e The hollow men del ‘25. Con l’adesione alla Chiesa Anglicana e con l’ottenimento della cittadinanza britannica, Eliot – che dà in quel periodo la famosa classificazione di se stesso: classicista in arte, monarchico in politica e anglocattolico in religione – inizia a percorrere una strada diversa.

La presunzione di conoscenza

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Ci sono molte persone, compreso chi scrive, che vorrebbero sapere tutto. Anzi, sapere tutto pur conservando il piacere della scoperta del nuovo. Essendo questo impossibile, esistono essenzialmente due soluzioni al problema. Uno: convincersi di sapere già (quasi) tutto. Due: disperarsi, rassegnandosi all’impossibilità dell’impresa. Tre: insistere nell’imparare, rallegrandosi di riscoprirsi ogni giorno un po’ più ignoranti del giorno prima. Ecco, i modi erano tre. Come una stanza che si allarghi man mano che la percorriamo, l’ambito del conoscibile non si esaurisce, ma anzi si espande ogni volta che pensiamo di averne raggiunto i confini.

Nelle isole dei rami

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Può accadere che una poetessa prenda le sembianze, o meglio, che s’identifichi in fusti, in scaglie di tronchi, in riflessi d’alberi su uno stagno. “Deve essere il silenzio mosso/che ti convoca a dire le tue/chiarità”. L’acquerell...

Francesca Sanfilippo - Poesie

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Capodanno Mi nevicasti addosso dentro una sera d’argento in mezzo a un coro di voci e al tintinnio dei calici risuonò il tuo baritono. Sfavillanti i tuoi gesti ma ferventi gli occhi erano cortili d’infanzia ruggito pazzo di vita. E il tuo sorriso di barca imme...

Paesaggi d'anime

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La prima anima in cui mi sono imbattuta è stata quella di mia madre, energia calda e triste, furore trattenuto, piacere negato, ribollire di acque ferme. E’ stata la mia piccola mano nella sua, un pesciolino rosso che si dibatte in una mano più grande che lo stringe appena un po’ più del dovuto, sono stati i miei occhi che guardavano verso i suoi con una preghiera silenziosa mentre il suo sguardo scrutava sempre lontano, dritto davanti a sé.

Salgado, ovvero: la nuova Genesi

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Difficilmente si potrebbe trovare un accostamento più felice fra una parola e un’immagine. Ha dell’assurdo, eppure non c’è alcun dubbio: quella rappresentata in figura non può che essere un’istantanea della Creazione. Credo che certe verità si insinuino in una maniera immediata, perentoria, priva della benché minima traccia di argomenti o dimostrazioni. Non vi è evidenza più potente dell’ovvietà: credo quia obvium. L’intento dello scatto – che da la sensazione di voler comprimere, addensare il tempo in uno spazio ristretto – è quello di offrire la vista non su un paesaggio, quanto piuttosto sul paesaggio, uno sguardo complessivo sul repertorio dei fenomeni naturali: l’azione erosiva dei fiumi sul dorso delle montagne, le minuscole gocce d’acqua che si riabbracciano in banchi nelle nuvole, i raggi solari che irrompono feroci, aprendovi uno squarcio.

Veronica

Subito dopo il comizio, una donna del popolo mi vide pieno di rose, le ferite. E di sudore, sudore della lotta, lacrime che, invece di cadermi dagli occhi, cadono dal corpo. Le peggiori, perché lacrime solo fisiche. Proprie della materia in ciò ch’essa p...

Delizie

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È buono fino in fondo il bicchiere che disseta e il pane delle meraviglie che sfama d’esser vivi. Sgranano i giorni le dita del sole uguali, fino al dolore, che le inceppa di vacuità infinita. Poi riarde il ceppo che scalda nuove tessiture al bene del mo...

Una voce a Faedo: Lucia Gaddo Zanovello

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La chiesa di San Pietro, tre o quattro case, a pochi passi il cimitero. A pensarci bene, nel breve tratto di terra che circonda la chiesa di Faedo, ci sono più morti che vivi. Eppure la vita non è spenta, né morente: solo sopita. Passare di lì per caso, non in un qualsiasi giorno di festa, ma durante la sagra, la borgata traboccante automobili, persone, voci umane, versi di animali, campane.

Jannacci, Cassiano Ricardo e un telegrafista

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C’è sempre un motivo per cui veniamo a conoscenza di ciò che ancora non conosciamo. Fra le innumerevoli informazioni da cui ci lasciamo attraversare, senza concedere loro nemmeno un fremito, accade talvolta che una nuova parola irrompa in noi, che bussi alla nostra porta in modo del tutto inatteso, non sperato. Dice Cassiano Ricardo, nella sua poesia Il suonatore di clarinetto: Ma quando sentirai, nell’oscurità, la goccia cadere sul triste terreno, lì, allora, sarò io che batto sulla pietra del tuo cuore.