
Capodanno
Mi nevicasti addosso
dentro una sera d’argento
in mezzo a un coro di voci
e al tintinnio dei calici
risuonò il tuo baritono.
Sfavillanti i tuoi gesti
ma ferventi gli occhi
erano cortili d’infanzia
ruggito pazzo di vita.
E il tuo sorriso
di barca immensa
fin qui
sulle mie sponde
veleggiò.
Mischiai con te
visioni e palpiti
lasciasti il porto
ma ad andarsene
fu solo il tuo corpo,
la neve rimase.
Vi sotterrai la donna
che si scaldava
davanti a un camino
che incasellava
abiti e stoviglie
nacque una gitana
dalle sue spoglie.
Allora lasciai
la placida pianura
a fatica ignorai
la sua ninna nanna
dolce, discreta
ma in fine scalai
la mia cima innevata.
Laggiù una matassa
d’impervie strade
di là dalle note
cacciò il mio sguardo.
Un saluto commosso
al casolare ormai perso
un pasto frugale
ridiscesi e m’incamminai
la mia bussola era il sole
il mio bagaglio la neve.

Foglie come ali
Era di ciniglia
Il mio sogno stanotte:
scalavo gradini
scolpiti nell’etere
ad attendermi
un giardino spalancato
e un tavolo imbandito
di scatole
che custodivano semi
le volevo aprire
ma mi bendò
una mano gentile.
Sarai dunque il fiore
che al sole volge i petali?
O quello che danza
leggero nel fango?
A lungo non vedrò
non devo ma so
potrò innaffiarti
fuori e dentro
questo mio alloggio
dove rimbombano
suoni caldi
per te vibranti.
Talvolta giocavo
a pitturare il tuo volto
e uno schizzo ha brillato
fra le tele speciali:
foglie come ali.
Poiché il mio cuore
corre veloce
già temo il giorno lontano
in cui lascerai il giardino.
Ma solo in penombra
le lacrime esonderanno
rompendo gli argini
di un amore che sa
di quercia e di fuscello
e mai impregneranno
di colpe e paure
il terreno sacro
alle radici tue amate
che vigorose berranno
ardimento e fede.
Mieterò silente
ogni singola goccia
nella mia cisterna
toglierò il sale
innaffierò le aiuole
che ti accoglieranno
nei giorni radi
del lieto ritorno.

(Da Rosso India, Il Soffio 2022, Algra Edizioni)